Intervista esclusiva a Luca Lacrimini: Dal suo passato in biancorosso a un sincero sfogo dal cuore per il Perugia
- artigliodelgrifo
- 1 nov 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Martedì scorso il nostro ospite è stato Luca Lacrimini, che ha iniziato il suo percorso nel vivaio del Sansepolcro, per poi emergere nel settore giovanile del Perugia, dove esordì in Serie D a soli 16 anni in bianconero. Da bambino, raccoglieva palloni al Curi come raccattapalle, sognando di tornare su quel campo da protagonista. Tuttavia, un infortunio interruppe la sua possibilità di giocare in Serie B con la prima squadra. Qualche stagione dopo, riuscì finalmente a coronare il suo sogno, sebbene in uno degli anni più tristi per il club biancorosso, segnato dal fallimento di Covarelli.
Nato nel 1978, Lacrimini ha avuto una carriera significativa nel calcio, interrotta da un grave infortunio alla caviglia. La sua determinazione brillò nella primavera dell'Inter, proseguendo poi in Serie C con Torres, Fermana, Chieti e Sangiovannese, e vivendo un'esperienza in Serie B con il Frosinone. Tornato in Serie C1 con Ancona e Cavese, chiuse la carriera a Sansepolcro. Tre campionati di Serie C vinti testimoniano la sua passione e dedizione, un amore che continua a vivere nel cuore di chi ha avuto il privilegio di vederlo giocare.
C’è un aneddoto o un ricordo particolare della tua esperienza in bianco e rosso?
I ricordi sono tanti, tra cui alcuni belli e molti brutti. Ma ci sono anche momenti bellissimi, come quando, a dodici anni, sono partito per Perugia negli anni di Gaucci. Il settore giovanile era all'avanguardia e tanti giocatori, come Gattuso, Lucarelli, Lupatelli e Testini, sono emersi da lì. Perugia era in crescita e il supporto di Walter Alfredo Novellino e Walter Zabatini ha fatto la differenza.Tornare a indossare quella maglia, prima da ragazzino e poi da professionista, è stata un'esperienza straordinaria. Anche se la mia carriera si è conclusa in modo inaspettato e doloroso, ho realizzato il mio sogno di giocare al Curi da protagonista. Questo per me è ciò che conta di più.
Hai qualche aneddoto su presidente Gaucci o su Gennaro Gattuso che ti viene in mente?
Di Luciano Gaucci si può dire poco, ma è stato un presidente unico. Ricordo come, prima delle partite della prima squadra, entrava negli spogliatoi dei giovanissimi per dare carica ai ragazzi. Le sue parole, "siete voi il futuro", restano impresse. Non è da tutti i presidenti incitare i giovani dietro la rete. Era un uomo di calcio che capiva l'importanza di coltivare talenti nel vivaio, una strategia vincente per il futuro. Noi avevamo un settore giovanile eccellente, con allenatori come Novellino e Montenuovo. Vivevamo in una villa e eravamo trattati come dei. Ricordo la mia prima partita di Foggia, quando avevo tredici anni, segnata dalla vittoria di Gaucci, poi annullata per motivi burocratici. Era un'altra organizzazione e i risultati parlano chiaro: ciò che Gaucci ha fatto per il calcio a Perugia e altrove non si dimentica.
E riguardo a Gennaro Gattuso, puoi raccontarci qualche episodio simpatico?
Gennaro Gattuso è fantastico. Recentemente ci siamo ritrovati mentre commentavo le partite a Perugia e lui era a Navalpisa. Ci siamo salutati come se non ci fossimo mai lasciati, perché quelle esperienze sono indimenticabili. All'inizio, Gattuso faticava anche a passare la palla, ma la sua voglia di emergere era incredibile; spesso perdeva il pulmino per arrivare agli allenamenti. Ricordo una partita a Roma contro i figli di Bruno Conti. Dopo pochi minuti, i ragazzi piangevano perché eravamo un po' aggressivi. Quando si presentarono, io dissi che ero figlio di un contadino, ma che non avevano paura di noi. Sono esperienze che mi fanno sentire fortunato.
Oltre a Gennaro Gattuso, hai qualche altro compagno di allora con cui hai rapporti e ti senti in contatto?
Oltre a Gennaro Gattuso, mi sento con pochi compagni. Gli ultimi anni nel calcio sono stati difficili; ho affrontato quattro fallimenti che mi hanno messo a dura prova, ma mi sono sempre rimboccato le maniche. Ho avuto la fortuna di giocare fino a trentotto anni, ma ho dovuto conquistare tutto da solo.Oggi vedo che manca l’amore per il gioco, sostituito solo da interessi. Non ci sono più ragazzini che giocano per strada, ed è questa mancanza che pesa sul calcio italiano. Mi manca il Napoli, il Perugia e il semplice divertirsi con gli amici.
Segui comunque il Perugia, tenendoti aggiornato sui risultati, sull’andamento della società e sulle varie vicissitudini?
Purtroppo, non riesco a seguire il Perugia come vorrei. Sono legato a questa squadra, che ho tifato sin da quando sono arrivato a Perugia undici anni fa. È doloroso vedere una piazza così bella in difficoltà. Non si merita di essere ridotta in questo modo, considerando il suo passato importante. Negli ultimi anni si è parlato poco di calcio e molto di polemiche. Chi ha preso il Perugia deve essere chiaro sui propri obiettivi e dire cosa intende fare. La gente di Perugia è stanca e ha bisogno di chiarezza. Se la società ha piani a lungo termine, devono essere comunicati. Cambiare allenatore è un passo, ma serve anche una visione chiara da parte del presidente. La città merita di sapere quali sono i progetti per il futuro.
Vedere il Perugia in queste condizioni mi fa male, soprattutto perché ho vissuto momenti splendidi. Capisco chi ha vissuto quegli anni; è difficile accettare come sia cambiato tutto. Il Perugia di un tempo, che ha combattuto contro il Milan e ha avuto la sua epoca d'oro, merita rispetto. Questa città e la sua storia non si possono dimenticare. È importante riconoscere il valore di quello che è stato. Credo che tutti i nostri ospiti e chi ci segue possano concordare con me.
Cosa stai facendo attualmente?
Quest'anno alleno una squadra di calcio femminile a anghiari, dopo essere stato a Sansepolcro. Non avevo pianificato questa avventura, ma mi hanno incoraggiato a provare. È una bellissima esperienza, piena di passione e gioia, senza interessi. Le ragazze affrontano trasferte lunghe per allenarsi e questo mi riempie di soddisfazione.
Andrea Gabrielli, membro del Perugia Club Città di Castello e collega di Lacrimini, ha voluto esprimere il suo parere:
Volevo confermare la tua passionalità; stasera ti sei un po' sfogato, ma lunedì mattina discutiamo sempre della partita del Perugia. A volte, quando le cose non vanno bene, ci guardiamo sconsolati, senza nemmeno dover parlare.
Luca ha risposto:
"Anche nei giorni normali penso sempre al Perugia e ai risultati. Andrea lo sa, parliamo sempre di questo. Siamo stanchi di vedere questa situazione e vogliamo che il club, in qualunque categoria, abbia il rispetto che merita."
Noi di Artiglio del Grifo desideriamo esprimere il nostro sincero ringraziamento a Luca Lacrimini per il suo intervento e per aver condiviso il suo tempo con noi.
COL ROSTRO E CON L'ARTIGLIO
Per l'Artiglio del Grifo
Chiara, Daniele e Federico






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