Conosciamo meglio il nostro mister: Fabrizio Castori
- artigliodelgrifo
- 25 mar 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Ecco alcune pillole di storia di mister Castori, raccontate alla presentazione del libro "Fabrizio Castori. La storia di mister promozioni" di Massimo Boccucci e Simone Paolo Ricci:
Da ragazzino c’era solo il calcio. Nasco con questa passione quindi, che ho portato avanti negli anni. Io e mia moglie Paola ci siamo sposati presto e abbiamo messo al mondo una figlia. Presi un diploma da programmatore elettronico e nel frattempo giocavo con la Maceratese e ho detto al presidente che non potevo più continuare. Sono diventato allenatore di calcio per caso a 26 anni dopo aver messo su famiglia e scelto la professione inizialmente da ragioniere, per poi mettersi in proprio nel settore delle calzature. Ho vinto da volontario presso la comunità di San Patrignano, che si occupa di recupero dei tossicodipendenti, quando con Marcello Chianese abbiamo usato il calcio come terapia, diventando testimonial della stessa comunità: la squadra si iscrive al campionato di Terza Categoria e viene promossa in Seconda. Poi andai a Corridonia, in prima categoria. A 26 anni mi viene chiesto di allenare e persi la prima partita 5-0. Ho preso di petto la situazione e ho stabilito allenamenti tutti i giorni. Abbiamo vinto sette delle ultime otto partite e ci salvammo. Poi me ne andai causa lavoro. Sono stato contattato dal Lanciano che aveva appena vinto l’eccellenza. Ho conosciuto il presidente Angelucci e mi ha detto che volevo andare in serie B. Gli ho risposto che Lanciano è lontana. Ogni cosa che dicevo mi smontava e non potevo liberarmi finché non avessi dato disponibilità. Abbiamo mangiato una pizza a San Benedetto e mia moglie mi ha detto “perché non ci vai?” E ho detto sì. Ebbene ho vinto l’Interregionale, la serie C2 e poi ho perso la finale col Taranto per andare in B. Senza la spinta di Paola non avrei sicuramente accettato. In Italia si è voluto scimmiottare il calcio spagnolo. Sono stato coerente con le mie idee, quel tipo di calcio non mi piace. A Carpi facevamo poco possesso palla ma più tiri in porta. Eravamo una macchina da guerra, come fame ed organizzazione. L’artefice era Cristiano Giuntoli, che mi chiamò due volte, e alla seconda andai. Mi disse che questa sarebbe stata la squadra per me, costruita con un intelligenza e logica e da giocatori con fame e idee. Sentivo mia questa squadra ma non pensavo di andare in A. È stato un miracolo ma c’era una logica e un modo di giocare ben preciso. Dicevano saremmo calati nel girone di ritorno ma io dicevo rispondendo che saremmo calati a giugno in spiaggia e così è successo. La passione é il motore di tutto, quella che mi ha spinto ad avere curiosità che è la base dell'apprendimento migliorando sempre le proprie conoscenze. Passione, determinazione e umiltà sono il segreto di ogni successo.
Fabrizio Castori, sala auditorium del comitato regionale FIGC Umbria






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